Alla scoperta di Ottolenghi, Zaher e Franca.
Il Bosco di Mestre nasce da un progetto del Comune di Venezia del 1984 orientato all’incremento della biodiversità e il ripristino dei boschi planiziali.
L'obiettivo della forestazione, che trova realizzazione dal 2004 al 2009, ha infatti lo scopo di ricostruire parte delle foreste che originariamente ricoprivano la nostra pianura con un tipo di bosco chiamato "Querco Carpineto Planiziale".
Così, nel territorio tra Dese e Favaro in una estensione di circa 100 ettari, sono stati progressivamente aperti al pubblico il Bosco Ottolenghi (2001), il Bosco di Zaher (2010) e il Bosco di Franca (2013).
Ottolenghi
Il Bosco Ottolenghi è dedicato alla memoria di Adolfo Ottolenghi, rabbino della comunità ebraica durante la shoah, deportato e ucciso ad Auschwiz.
All’interno del bosco si ergono due tavole di legno marchiate a fuoco rosso sangue in suo ricordo posate sotto un olmo in un fosso tra gigli e canne palustri: un suggestivo luogo di meditazione dedicato alla memoria di un uomo di dialogo e pace.
Zaher
Il Bosco di Zaher è caratterizzato da siepi boscate, platani, robinie, olmi campestri e salici bianchi. Sono state mantenute zone a prato e piccoli invasi d’acqua per aumentare la diversità ecologica e lo sviluppo di comunità igrofile. Al suo interno, inoltre, passa l’Ippovia Litoranea Mestre-Jesolo.
Il bosco è dedicato alla memoria di Zaher Rezai, un ragazzo di appena 13 anni fuggito dalla guerra che da anni tormenta l’Afghanistan. Sbarcato a Venezia nel dicembre 2008, cercò la libertà aggrappandosi sotto un camion ma cadde stremato e trovò la morte in via Olanda, a Mestre. Portava con sé uno zainetto nel quale furono trovati alcuni oggetti, tra cui quattro animaletti di plastica (una giraffa, un'alce, una rondine e un leone) e il suo diario di viaggio.
Ispirandosi proprio al contenuto dello zainetto lo scultore Luigi Gardenal ha realizzato all’interno del bosco una scultura-installazione con incise le parole scritte dal povero ragazzo:
"Giardiniere, apri la porta del giardino;
io non sono un ladro di fiori,
io stesso mi sono fatto rosa,
non sono in cerca
di un fiore qualsiasi”
Franca
Il Bosco di Franca ricopre un area di circa 22 ettari e al suo interno interagiscono tre diversi ecosistemi: il bosco, le aree umide e il prato. È stato, inoltre, sapientemente seminato con un miscuglio di sementi: papavero, fiordaliso, margherita, salvia dei prati, centaura minore e vulneraria. Ospita anche due importanti opere di valore naturalistico: la riqualificazione del canale Cucchiarina e la creazione di due laghi in alveo lungo il canale Acque Alte Cattal.
Il bosco è dedicato alla memoria di Franca Jarach uccisa a 18 anni, una dei ragazzi desaparacidos argentini studenti del Liceo National di Buenos Aires, durante la dittatura militare argentina degli anni settanta.
Nell’istallazione di fronte al lago una foto di franca e una poesia da lei scritta ci impongono una sosta di riflessione in compagnia degli alberi, movimento vivente per ricordare coloro dei quali si cercò di distruggere anche la memoria.
Lugar, di Franca Jarach:
Al mattino passo
vicino a un luogo circondato da muri
alti grigi tristi sporchi
di manifesti, di vota lista azzurra
un giorno guardo dentro
una favela.
Gente
ancora gente.
Vestita a buon prezzo
nuda di felicità.
Una ragazza mi offre dei limoni
"cento lire per una dozzina, me li compra?".
Ha tredici anni, più o meno
la mia età.
Un magazzino rumoroso
con topi, sporcizia
con microbi funesti.
E' un luogo circondato da muri
sporchi di crimini umani
che sono soltanto nostri.
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